PROGETTO BASKET “PALLA AMICA”
Lo sport consente di utilizzare il corpo in schemi ordinati, funzionali e orientati al benessere personale, è uno strumento fondamentale per l’accrescimento delle autonomie, per favorire la crescita delle capacità relazionali e della socializzazione ma anche un mezzo di affermazione e di realizzazione attraverso il quale la persona può dimostrare a se stesso e agli altri le proprie capacità come soggetto attivo.
Lo sport allena a migliorare la capacità di concentrazione, la capacità di pianificare, la capacità di dirigere le energie e l’impegno verso il perseguimento di un obiettivo, la capacità di avere il coraggio e la capacità di accettazione dei propri limiti.
Infine per la persona con disabilità è particolarmente importante che il tempo libero venga valorizzato e lo sport può offrire questa opportunità. Dunque la pratica sportiva rappresenta una possibilità evolutiva, educativa, abilitativa e di inserimento sociale, per ogni tipo di disabilità.
Nel caso specifico, il basket permette di canalizzare l’energia in movimenti fisici finalizzati e ciò limita la messa in atto di stereotipie motorie.
Il tiro della palla verso il canestro permette di mettere in atto movimenti intenzionali, finalizzati e pianificati verso l’ alto e ciò rappresenta una possibilità unica in ambito sportivo e altrettanto preziosa nel caso del disturbo dello spettro dove le persone tendono a guardare verso il basso. Inoltre a differenza di altri sport, nel basket, la palla si può maneggiare in vari modi (tenere in mano, passare, far rimbalzare, lasciar scivolare, far volare) e quindi diventa veicolo di comunicazione.
La palla, associata alla comunicazione, può assumere svariati significati: attendere il proprio turno può corrispondere ad attendere il proprio turno nel dialogo, passare la palla può esprimere l’apertura allo scambio mentre tirare a canestro può assumere il senso di sapersi proiettare in un progetto con una meta (fare centro) ben definita.
L’aspetto fondamentale e chiaramente distintivo di tale progetto è rappresentato dalla forte enfasi data al gruppo. Le relazioni che si stabiliscono fra i ragazzi, fra operatori e ragazzi, fra operatori e operatori, impegnano ogni partecipante a raggiungere gli stessi obiettivi.
Le relazioni, a questo livello, diventano paritarie, l’apprendimento non è schiavo di un processo imitativo ma trae forza dal semplice e mai scontato giocare insieme.
All’interno del Progetto Basket sono stati strutturati 3 gruppi:
- principianti
- bambini
- avanzati
Ogni gruppo sarà formato da un minimo di 6 partecipanti e un massimo di 10.
Viene svolto un allenamento a settimana della durata di 1 ora per ogni gruppo, di cui 10 minuti messi a disposizione all’atleta per prepararsi all’inizio dell’allenamento.
I coordinatori del progetto dott. Fabrizio D’Andrea (laurea in Scienze Motorie e Psicologo) e dott.ssa Anna Chiara Donzelli (Psicologa) si occupano della conduzione degli allenamenti: propongono i singoli esercizi e le sequenze di gioco promuovendo un ritmo adeguato per l’intero gruppo. Prendono decisioni riguardanti gli abbinamenti operatore-utente avvalendosi di un costante confronto con gli operatori e propongono strategie adeguate in relazione alle caratteristiche dei singoli atleti.
Effettuano le valutazioni, tramite griglie osservative, per monitorare costantemente l’andamento del gruppo rilevando acquisizioni e carenze di ogni singolo atleta su un piano tecnico-sportivo.
Gli operatori sportivi coinvolti, con esperienza nel campo dei disturbi dello spettro e/o nell’ambito del basket, affiancano ogni atleta in un rapporto numerico di 1:1. Sono impegnati ad offrire il giusto tipo di supporto (verbale, imitativo-gestuale, fisico) in ogni momento nonché a promuovere possibilità nuove e creative all’interno della relazione.
La nostra psicologa, dott.ssa Cristina Amato, effettua le valutazioni cognitive e funzionali iniziali per l’inserimento dei partecipanti al gruppo appropriato.
Il progetto ha durata annuale (anno accademico).
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